Padre di ragazzo autistico denuncia: «Costretto a saltare la scuola perché non ci sono assistenti»

FRANCAVILLA FONTANA – «Sono 15 anni che mio figlio frequenta le scuole pubbliche e da 15 anni ci troviamo a combattere gli stessi problemi». Martino Cito, cittadino di Francavilla Fontana e papà di Fabrizio, ragazzo autistico di 22 anni, è stanco di dover combattere ogni anno, ogni giorno, con le difficoltà che suo figlio incontra quotidianamente nell’interfacciarsi con quel pezzo di società con cui entra in contatto. «Non chiediamo nulla di straordinario, né facciamo una battaglia esclusiva per nostro figlio – afferma Cito – Vogliamo che i diritti di questi ragazzi siano riconosciuti per aiutarli a superare, per quanto possibile, le tante difficoltà che incontrano nel loro cammino. Lo stato attuale delle cose, invece, limita le possibilità d’integrazione dei giovani disabili, esponendo loro e le loro famiglie a una situazione di grave discriminazione sociale. Mio figlio ha 22 anni, non andrà a scuola per sempre e né frequenta l’istituto professionale per ottenere il titolo di studio: il punto è che non c’è un centro diurno attrezzato all’assistenza dei disabili come in altri paesi limitrofi».

La denuncia del genitore, comunque, riguarda la mancanza di un numero adeguato di ore di assistenza dei ragazzi con problemi psicofisici nelle scuole pubbliche di Francavilla Fontana. «Proprio questa mattina, ad esempio, sono dovuto rimanere in auto con mio figlio dalle 8 alle 9.30 perché l’assistente ha sole 3 ore da passare con lui, dalle 9.30, appunto, alle 12.30. Per cui, tutti gli altri iniziano le lezioni alle 8, io e Fabrizio dobbiamo aspettare le 9.30 e, poi, alle 12.30 devo uscire da lavoro per andare a prenderlo. La situazione non è sostenibile». Un disagio quotidiano, quindi, per la famiglia Cito che si aggiunge a quelli che sono intrinseci alla condizione di Fabrizio. «I responsabili della mia azienda, fortunatamente, comprendono il quadro che si è venuto a creare e sono molto tolleranti ma io, dall’altra parte, capisco bene che la storia non può andare avanti all’infinito: non posso arrivare tardi ogni giorno e andarmene prima. Se ci fosse un’assistenza maggiore e migliore, riuscire a gestire meglio il mio tempo, senza contare che mio figlio riuscirebbe a integrarsi di più coi compagni di classe e con la società in generale». Cito, infatti, racconta di come Fabrizio sia molto più tranquillo quando passa del tempo in mezzo alla gente.

«Certe volte – racconta con un sorriso amaro – mi arrabbio con lui e gli chiedo perché quando è in casa è sempre nervoso mentre quando usciamo è calmo e tranquillo. In realtà, la risposta è sotto i nostri occhi: i ragazzi come Fabrizio hanno un disperato bisogno di interagire col mondo. Così, invece, questo bisogno viene frustrato ogni giorno». La famiglia Cito non è l’unica a patire la situazione a Francavilla e, al loro fianco, è scesa la Cgil Funzione Pubblica che, col segretario generale Antonio Macchia, sta mettendo in piedi una serie di azioni per smuovere un quadro che sembra cristallizzato. «In questi giorni, c’è una battaglia drammatica che i genitori di bambini e ragazzi disabili stanno combattendo per difendere il diritto all’assistenza scolastica dei propri figli e conseguentemente il diritto allo studio degli stessi e a ottenere ciò che i tagli indiscriminati  negano: un assistente che aiuti i loro figli a integrarsi in classe per tutto il tempo scuola, ovvero l’intera giornata scolastica». Macchia, nella sua denuncia, si sofferma sui problemi che si registrano nell’Ambito Territoriale Br3, formato dai Comuni di Francavilla Fontana, Ceglie, Villa Castelli, Carovigno e Oria.

«L’Ambito Br3 ha affidato all’esterno il servizio d’integrazione scolastica e la società affidataria, per questioni economiche, può assicurare solo 3 ore al giorno per ogni assistente e, in alcuni momenti, non si può garantire nemmeno il rapporto 1:1 tra assistente e disabile per i bambini con patologie più gravi. Tanto è illegittimo, posto che la Commissione di Verifica ha stabilito, tra l’altro, che alcuni minori in questione sono tutti gravi e necessitano di una guida continua ed esclusiva». Analizzato il quadro restituito dalla denuncia della famiglia Cito e delle altre nelle stesse, o simili, condizioni, la Cgil Fp ha pronte le iniziative per cercare di ottenere quanto ai ragazzi come Fabrizio spetta. «La Funzione Pubblica Cgil e alcuni genitori di bambini diversamente abili hanno deciso di preparare un esposto denuncia al fine di vedere riconosciuti i diritti ai ragazzi, colpevoli di essere nati nel Comune sbagliato. Il quadro che viene fuori nel nostro territorio è di una società disgregata, in cui aumentano le diseguaglianze e che lascia indietro i più deboli».

Maurizio Distante

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