Per strada senza una casa e senza mangiare: storie di estrema povertà. Ecco chi sono i nostri senzatetto

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) “Per giorni ho vagato per la città come un fantasma, all’inizio è tragica, poi ti ci abitui. Io non vivo, sopravvivo”. Sono le parole , drammatiche, di uno dei tanti senza tetto che popolano la città di Brindisi. Considerazioni amare che descrivono una condizione che sfida ogni regola dell’umana civiltà. A pronunciarle non è una persona nata e cresciuta nel disagio, è un uomo che sino a qualche tempo fa aveva un lavoro e una casa. La storia di Cosimo, il nome è di fantasia per la tutela della privacy, è raccontata attraverso un reportage video realizzato da Roberta Trotti, esperta in Scienze Economiche, e Chiara Chirico, Sociologa della Cooperativa Solerin. Il montaggio video è stato curato da Salvatore Barbarossa. Questo filmato è stato inserito a corredo di uno studio condotto per conto del Comune di Brindisi dalle Cooperative Solerin e Amani sulla povertà estrema. Storie diverse ma con un comune denominatore: l’abbandono. Ciascuna di queste persone è sola, abbandonata a se stessa in uno stato di indigenza estremo.

Carlo , 61 anni, ex operaio metalmeccanico, sei anni fa ha perso il lavoro. Da quel momento in poi la sua vita si è capovolta. Ha perso tutto e la strada è rimasta il suo unico rifugio. Vive tra i cartoni, un giaciglio improvvisato che spesso ha dovuto spostare perché, si sà, i senza tetto danno fastidio soprattutto alla vista dei perbenisti. C’è gente che per non vederli chiama le forze dell’ordine e chiede loro di intervenire.

“Ho dormito in piazza Cairoli e i carabinieri mi hanno cacciato, ho dormito ai giardinetti davanti al porto e anche lì la Capitaneria mi ha fatto andare via. Ho dormito anche al Cesare Braico- racconta- Poi un giorno sono finito al Pronto Soccorso per la gamba. Era l’una e mezza di notte e mi avevano dato le dimissioni. Così ho chiesto alla dottoressa se potevo restare a dormire sulla barella perché non sapevo dove andare e sono rimasto lì fino al mattino”. Una vita difficile, fatta anche di tante umiliazioni e privazioni anche delle cose più semplici e necessarie come la pulizia personale o qualcosa da mangiare. “Per fare la doccia- dice- devi andare alla Stazione e pagare un euro, anche per andare al bagno devi andare alla Stazione e devi pagare. Non esiste. Ieri sera non ho mangiato e neppure avanti ieri sera”.  Molte di queste persone per assicurarsi almeno un pasto si recano alla mensa della Caritas , qui però il servizio è garantito solo a pranzo e la sera , se non si è messo da parte qualcosa, è difficile riempire la pancia. Ne sa qualcosa Mario, 61 anni, ex addetto alle pulizie, dopo 28 anni ha perso il lavoro. Per lui come per gli altri, dopo essere stato licenziato, la vita si è trasformata in un inferno. Nessuno sceglie di vivere in mezzo la strada chi ci finisce è perché è solo, non ha nessuno che lo aiuti.

“Ho dormito due , tre giorni sotto il ponte di Bozzano- dice a sguardo basso- L’unica cosa buona è che non mi abbatto, vado avanti. Il mio più grande desiderio è avere una casa , mi basterebbe anche una stanza e un bagno. Mi sento solo”. Quando tutto crolla e difficile trovare una ragione per andare avanti. Cosimo, 47 anni, ex impiegato nella ristorazione, ha perso il lavoro e da 4 anni anche la casa. “Quando mi sono trovato per strada i primi tre giorni non ho dormito, perché non ero abituato a stare su una panchina o sul pavimento- dice- Per tre giorni ho vagato per la città come un fantasma. Poi ho trovato un angolino nella stazione centrale di Brindisi. La cosa assurda è che quando ho cominciato a dormire lì dovevo sottostare anche alle regole fatte dai clochard che stavano prima di te. Ti dicevano loro dove potevi stare perché i posti erano occupati. Poi alla fine ho trovato un giaciglio  e sono riuscito a dormire la notte”. Anche dormire alla stazione non è semplice , ci sono gli altri clochard con cui contendersi il posto, le persone che viaggiano , che passano e spassano, e le forze dell’ordine o i funzionari, come dice Cosimo, che ti costringono ad andare via.

“Prima delle due non si dorme, perché dovete calcolare che l’ultimo treno in stazione arriva alle due e non mi va  che la gente mi veda- dice-  Certe notti , invece, è capitato di essere  svegliato dalla punta dei piedi dei funzionari, dai poliziotti che mi scuotono con i calci per mandarmi via: qui non puoi stare, mi dicono sempre. Ma alle 4 del mattino dove posso andare. Così mi stendo sulla panchina difronte alla stazione. I primi tempi sono stati tragici, poi ti ci abitui.”. Quando la tua vita è fatta di nulla è difficile trovare una ragione per andare avanti ed anche il futuro diventa buio. A parte i volontari, la Caritas e qualche associazione è difficile che qualcuno si preoccupi di queste persone, gente che prima aveva una casa, un lavoro, una prospettiva di vita. Spesso questi uomini e queste donne e purtroppo anche bambini finiscono per  essere circondati dall’indifferenza di una comunità che di indigna nel vederli per strada ma non fa nulla per aiutarli.

“Ad un certo punto non hai più niente, non hai obiettivi e ne prospettive. Ti arrendi. Qui a Brindisi manca un centro di accoglienza per le persone come me- conclude Cosimo- Mi manca tutto, anche le piccole cose. Con la vita che faccio io adesso tra dieci anni non mi ci vedo proprio. Se continuo così non ci sarò più. Io non vivo, sopravvivo”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

 

2 Commenti

  1. Sig. Salvatore il reddito di cittadinanza a queste persone non lo danno perché non hanno residenza. E non è giusto. Le istituzioni, il Governo dovrebbe offrire soluzioni.

  2. questa gente sfortunata, non per scelta, vive peggio degli immigrati!!!!
    credo abbia il diritto di vivere con dignità.
    non tocca a questi poveretti il reddito di cittadinanza?

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*