Termovalorizzatore, gli enti non si esprimono e operai senza più stipendio

BRINDISI- La cassa integrazione è finita l’1 agosto scorso, l’azienda che ha in gestione l’impianto e che intende riattivarlo, Termomeccanica, minaccia di andarsene se non avrà risposte dagli enti competenti sulle autorizzazioni. Il futuro occupazionale dei 20 lavoratori dell’impianto polifunzionale della zona industriale appare sempre più fosco. Da questa mattina è partita la protesta, gli ex dipendenti sono saliti sul condensatore a circa 15 metri d’altezza,  la manifestazione andrà avanti ad oltranza, fino a quando le istituzioni non si esprimeranno sulla riapertura dell’impianto di trattamento rifiuti speciali e pericolosi.  Un partita a ping pong tra Provincia e Regione per capire chi  ha competenza in materia.

Sul cancello esterno sulla Strada per Pandi alla zona industriale gli operai hanno affisso un cartello: “Licenziati dalla burocrazia! Vogliamo solo il nostro diritto al lavoro”. E poi su  un manifesto funebre si  legge ancora: “Brindisi annuncia la tragica scomparsa dell’impianto pubblico e dei suoi 20 operai”.

Termomeccanica ha presentato un progetto di 52 milioni di euro per rilanciare gli impianti e  apportare degli ammodernamenti dopo la chiusura avvenuta qualche anno fa su disposizione della magistratura, che poi ha dissequestrato i macchinari. Ma se tra due settimane non dovessero  arrivare risposte allora la società ha annunciato di lasciare tutto.

Un  progetto da 52 milioni di euro  per  riattivare la piattaforma polifunzionale della zona industriale di Brindisi,  che dovrà smaltire  rifiuti industriali, speciali, tossici e nocivi, provenienti da diverse parti d’Italia.

Un investimento che prevede l’impianto di termovalorizzatore, una sezione di trattamento delle acque reflue, un impianto per lo smaltimento dei fanghi e una discarica di servizio, esclusivamente per l’inceneritore.

 Per mettere in funzione gli impianti è necessaria   la Via (Valutazione di impatto ambientale) e l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale).

 Il 9 settembre scade il termine di 45 giorni in cui la Regione dovrà rispondere alla Provincia che aveva chiesto chiarimenti sulle autorizzazioni.

La riapertura degli impianti divide la popolazione, così come il mondo della politica, tra favorevoli e contrari. Ed intanto le istituzioni non prendono una posizione netta. “Con questa forma di protesta- affermano i lavoratori – vogliamo risvegliare gli animi, non può essere la burocrazia a frenare l’apertura dell’impianto. Da agosto non riceviamo più la cassa integrazione e siamo in attesa dell’approvazione della cassa integrazione in deroga, ma se tutto va bene occorreranno mesi. E nel frattempo come viviamo?”.

Lu.Po.

6 Commenti

  1. Infatti hai ragione Francesco, nessuno è contro il turismo, anche se ad onor del vero la nostra città di propensione al turismo ne ha sempre avuta molto molto poca. Iniziamo a difendere i nostri parchi e i nostri giardini dai nostri rifiuti e dalla nostra inciviltà, poi forse riusciremo a farci entrare qualche turista. Per diritto di informazione (giusta) comunque il discorso del riciclo dei rifiuti non c entra niente con l’ impianto in questione. L’ avremo detto forse un milione di volte ma nulla. Questi sono scarti di industrie, prodotti contaminati, rifiuti ospedalieri.. Non c è nulla da riciclare, proprio nulla; la legge IMPONE di smaltirli con la termodistruzione o di sotterrarli in discarica. Se non lo fai regolarmente, lo fa la camorra di nascosto, pagandosi e inquinando mille volte di più. A voi la scelta

  2. Siete tutti bravi a parlare solo di lavoro, ma parlare di esso non vuol dire solo inceneritori centrali a carbone e petrolchimici. Significa che ringraziando Dio non avete perso nessuno dei mali più disperati!!!! Lavoro significa anche turismo, energie pulito, e riciclo dei rifiuti!!!! Buona giornata a tutti!!!

  3. Cosa cosa cosa??? “Chiusura di qualche anno fà disposta dalla magistratura???” No, ma dico non sarebbe il caso di informarsi molto ma molto meglio sulla questione? Per informazione, e sperando che non si sbagli più, l’ impianto non è mai stato chiuso dalla magistratura! Semplicemente quest’ ultima aveva disposto il sequestro di due aree circoscritte dell’ impianto a scopo probatorio, cioè per svolgere delle perizie tecniche al fine di accertare la veridicità di un esposto depositato dalla precedente società che gestiva l’ impianto. Siccome i tempi della magistratura, al pari di quelli degli uffici pubblici, durano anni, ci son voluti 18 mesi di perizie per decretare che l’ attività era non regolare, ma REGOLARISSIMA! L’ impianto chiuse (temporaneamente) solo ed esclusivamente perchè il vecchio concessionario mollò l’ appalto che aveva con il Consorzio, che cosa c’ entra la magistratura. E ricordo pure che l’ impianto, all’ epoca in cui si fermò, era perfettamente funzionante, avendo tra l’ altro pendente il periodico rinnovo dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale.

  4. la vita sarà un sola, ma senza un lavoro che vita si fà,poi ci meramigliamo quando la zona industriale di brindisi è un cimitero di aziene chiuse. viva il lavoro….

  5. Ma state scherzando!!!!! Non basta tutto lo schifo che ci respiriamo, anche questo volete!!!!! Vi ricordo che siamo il sito in cui si registra il più alto tasso di deformazioni neonatali, il comune se vuole aiutare i 20 lavoratori che li impieghi su qualche altro fronte, invece di farci respirare il veleno di tutta Italia , in modo da far arricchire poche persone che di tengono ben lontane dai siti inquinati!!!!!
    La vita e’ una sola !!!!!

  6. Un impianto che smaltisce a norma gli avanzi o i rifiuti da processo, controllato h24 e sorvegliato oculatissimamente e la popolazione dovrebbe dividersi??? Cos’ è preferiamo che sti rifiuti speciali finiscano in una grande buca sotto terra, come succede giornalmente in Campania? Andate a chiedere alla popolazione campana cosa preferisce! La popolazione dovrebbe dividersi sul fatto che sia regolare o no avere un Ufficio preposto a valutare e autorizzare i progetti e non lo fà! Ad accettare che ci siano ancora queste forme di parassitismo negli enti statali, ecco su cosa il popolo si dovrebbe svegliare! Col 40% di disoccupazione in Italia, un burocrate gioca a fare l’ indeciso in un Ufficio strategico, come l’ Ufficio Ecologia della Provincia, portandosi a casa questo burocrate più di 10000 euro al mese, poichè è Dirigente; questo è il vero scandalo, oltre ad avere un impianto di ultima generazione fermo al palo, essendo fra le altre cose di proprietà PUBBLICA!!! Questa è l’ Italia, paese di parassiti statali e di disoccupati cronici.. Sveglia popolo!

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*