Fondazione Giannelli, ecco che fine ha fatto il patrimonio da 10miliardi di lire

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Una struttura di 4500 metri quadri, otto ettari di uliveto e una automobile da collezione, questo è quello che resta dell’immenso patrimonio della Fondazione Maria Rosaria Giannelli, nata dopo la morte di Serafino Giannelli, primo sindaco fascista di Brindisi (dal 1923 al 1926) e podestà (dal 1926 al 1934). Un patrimonio che negli anni ’60 contava beni immobili per 10miliardi delle vecchie lire, l’eredità di un uomo, Serafino Giannelli, che aveva voluto lasciare alla città di Brindisi i suoi beni affinchè si potesse realizzare una casa di riposo per anziani e un reparto di pneumologia pediatrica. Delle volontà testamentarie di quell’uomo tanto generoso resta ben poco. Oggi ci si chiede che fine abbiano fatto quei beni che per lungo tempo qualcuno nel Comune di Brindisi pensava di poter gestire in autonomia ma che di fatto sono sempre appartenuti alla Fondazione, un Ente morale privato.

La Fondazione nasce negli anni ’60 con la morte di Serafino Giannelli. Giannelli era stato sindaco e podestà e prima di morire lascia i suoi beni al 90 per cento alla Fondazione intitolata alla nipote Maria Rosaria Giannelli, beni che dovevano essere destinati per l’80 per cento alla realizzazione di una casa di riposo per anziani e per il 20 per cento per la realizzazione di un padiglione di pneumologia pediatrica. Questa Fondazione fu riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica nel 1967, una Fondazione privata ma di diritto pubblico , perché era a beneficio del pubblico.

Nel 1967, quindi, fu approvato questo decreto del Presidente della Repubblica che la eleggeva a Ente morale. I cespiti consistevano in un grosso appezzamento di terreno unico in contrada Pignicedda dove insiste una casa patronale del 500, otto ettari di uliveto, e numerose abitazioni, tra cui un grosso capannone in via Appia , nei pressi dell’attuale Ufficio del Lavoro che poi fu demolito e una vettura d’epoca, una Lancia Aurelia.

“La Fondazione all’inizio è gestita dall’amministrazione comunale in modo capotico- racconta Fernando Dell’Anna, ingegnere progettista della Fondazione Giannelli- ma la Fondazione non solo era stata riconosciuta dal decreto del Presidente della repubblica ma anche dalla Regione Puglia che diede delle disposizioni attuative dove era precisato che il consiglio di amministrazione doveva essere rappresentato da tre quinti da parte della Regione Puglia e due quinti dal Comune di Brindisi. La Regione era precisa in questo perché nominava sempre il presidente che puntualmente finiva per diventare commissario perché il Comune non nominava mai i suoi consiglieri. Per cui la Fondazione è sempre stata di diritto pubblico ma privata”.

Questa situazione ha sempre creato molta confusione nella gestione dei beni lasciando pensare ai più che il Comune di Brindisi ne fosse proprietario. La Fondazione, quindi nasce per realizzare le volontà di Serafino Giannelli , in primis la costruzione della casa di riposo e poi il padiglione di pneumologia pediatrica. Nel 1997 l’ingegnere Fernando Dell’Anna viene chiamato dall’allora assessore regionale alla Sanità Michele Saccomanno ad occuparsi del progetto per la realizzazione della casa di riposo la cui location doveva essere proprio il grande appezzamento di terreno in contrada Pignicedda, alla periferia di Brindisi.

“ Mi incontrai con lui e con il progettista Franco Coppola che dal 1995 aveva redatto un primo progetto ma che non riusciva a farlo approvare racconta Dell’Anna- All’epoca io lavoravo con la Procura con il procuratore De Castris, mi occupavo delle collisioni navali, per cui fui chiamato come persona sopra le parti per fare questo progetto. Così iniziai a occuparmi del progetto”. Quando arriva Dell’Anna la situazione dei beni appartenenti alla Fondazione non è molto chiara, molte proprietà immobiliari sono occupate abusivamente, altre, invece, da affittuari che corrispondevano dei canoni irrisori, 30/40 mila lire al mese, al pari delle abitazioni popolari.

“ Il problema fondamentale è che il Comune è sempre stato convinto che fosse proprietario di questi beni- dice Dell’Anna- e quindi nel tempo purtroppo le case di proprietà Giannelli sono state abbandonate e occupate dalla gente. Quando noi nel 1997/98 con il commissario della Fondazione Franco Frioli, nominato dalla giunta regionale, all’epoca sindaco di Torre Santa Susanna, ci trovammo questa situazione cominciammo a capire che le proprietà della Fondazione erano occupate abusivamente, ci adoperammo per mettere in atto, con urgenza, le pratiche per liberare gli alloggi dalla gente ed evitare le problematiche dell’usucapione. Le proprietà immobiliari recuperate vengono vendute e il denaro investito nella realizzazione della casa di riposo”.

Iniziarono così le cause legali, la Fondazione nel corso degli anni perse solo due alloggi ma il resto del patrimonio immobiliare fu recuperato. “In realtà erano tutte baracche a piano terra senza riscaldamento dove la gente pagava un affitto irrisorio di 30/40 mila lire a mese- sottolinea Dell’Anna- che potevano avere un valore negli anni 40”. Un patrimonio immenso recuperato e liberato dagli abusivi. Un patrimonio immobiliare perché di mobiliare c’era solo l’auto la Lancia Aurelia. Nel 1998 Dell’Anna si dedica al progetto, da tecnico esterno recupera il progetto di Coppola a cui manca solo l’adeguamento alle nuove normative e lo porta all’attenzione del Comune di Brindisi dove viene approvato dal consiglio comunale. “Ci fu solo un problema, uno scontro con la parte tecnica del Comune convinta che era proprietà comunale- dice Dell’Anna- Ci fu una capotica decisione dell’ufficio tecnico del Comune di spostare l’immobile previsto vicino alla casa del podestà sotto i tralicci dell’alta tensione. Io però feci un accordo scritto con l’Enel che nel caso di utilizzo della casa avrebbero spostato chiaramente con pagamento delle spese la linea da 150mila Volt a distanza di sicurezza. Per cui io non dissi nulla, loro avevano detto di spostare la casa di riposo da una zona libera , bellissima, vicino a un canale con un sughereto e me lo fecero spostare vicino all’alta tensione. Allegai al progetto il parere dell’Enel , andò nuovamente in consiglio comunale , fu approvato”.

A questo punto il progetto poteva andare avanti, nel 2000 Dell’Anna fa una stima dei terreni e delle case che all’epoca ammontavano a circa 10miliardi di lire, attuali 5milioni di euro con perizia giurata. “Facemmo la stima del progetto, i denaro ricavato dai beni immobili poteva servire per la realizzazione della casa di riposo, un progetto da 6500 metri quadri di superficie che però decidemmo di dividere in due stralci: uno da 4500 metri quadri e uno da 2000 metri quadri da realizzare in un secondo momento. E facemmo bene”.

Nel 2000 fu redatto il progetto definitivo e nel 2002 ci fu la posa della prima pietra con la consegna dei lavori. “La posa della prima pietra fu sotto i tralicci dell’alta tensione, ma io ero tranquillo perché c’era l’accordo con Enel- racconta l’ingegnere- I lavori cominciarono e finirono nel 2004. Due anni di lavori per una superficie di 4500 metri quadri , oggi ben mantenuta in attesa di utilizzo. Ma il progetto che avevo fatto io era del 1998 quindi già nel 2004 c’erano le prime problematiche legate alla normativa antincendio. Noi le risorse le avevamo tutte finite”.

La soluzione per reperire le risorse necessarie e adeguare la struttura arrivava dalla gestione. La Fondazione non aveva l’obbligo di gestire la struttura ma solo di realizzarla , mettere le attrezzature e il personale ( il piano occupazionale prevedeva su tre turni 197 occupazioni).  Quindi la Fondazione fa un bando di gara che vince l’associazione la Mitag , Movimento Ideale, testimoni dell’amore di Gesù. La Mitag di Lecce ma con sede a Brindisi avrebbe dovuto gestire la struttura per anziani. Nel 2005 fu fatto il contratto di gestione che però prevedeva un pagamento di affitto alla Fondazione di 7500 euro al mese, di cui 2500 subito e il resto doveva servire per ammortizzare le spese legate all’adeguamento. La Mitag iniziò i lavori di adeguamento, ma l’ufficio tecnico del Comune di Brindisi intervenne ben due volte a bloccarli. “Le cose cambiarono quando andò via il commissario Frioli e fu nominato Salvatore Brigante- racconta Dell’Anna- Questi fece la nomina dei consiglieri , finalmente ci fu un consiglio di amministrazione. Nel frattempo Brigante si trovò a risolvere la causa con la Mitag che chiedeva i danni per la sospensione dei lavori. Non solo nel frattempo venivano a cadere anche i requisiti sanitari, si aggiungono problemi su problemi. La Mitag chiede anche una proroga sulle spese per i lavori di adeguamento. “A questo punto la Fondazione che non ha più risorse è costretta a vendere un cespite in piazza Anime, dove all’epoca c’era una sala giochi “La Grotta azzurra”, composto da un seminterrato, un pian terreno e un primo piano- dice l’ingegnere- La rendita della Fondazione era 1000 euro di affitto da parte della “Grotta azzurra” che occupava il seminterrato, il piano terra era libero e il primo piano era occupato dalla stessa Fondazione. Quindi con l’amministrazione Brigante noi ci siamo trovati a fare fronte alle spese per le vecchie questioni legali , con la causa con la Mitag, con il tentativo di adeguamento e con le tassazioni varie, perché essendo dei privati dovevamo pagare l’Imu e quant’altro. Un mare di guai tanto che nel 2013 Brigante fu costretto a vendere tutta la sede in piazza Anime e a far fronte a queste spese. La maggior parte dei beni erano già stati dati in permuta alla ditta che aveva realizzato la casa di riposo. La struttura era costata 4milioni di euro, la stima dei beni era di 10miliardi delle vecchie lire, ossia 5 milioni, rimase ben poco. Soldi ne abbiamo visti circolare ben pochi. Rimase solo un comprensorio di abitazioni con una corte centrale in via Bernardo De Rojas e via Madonna della Scala che poi furono venduti a tanti privati a 30 /40mila euro per ogni singolo alloggio”.

Di tutti i beni immobili della Fondazione Giannelli oggi resta ben poco , ossia la struttura su 4500 metri quadri , bella da vedere ma non utilizzata perché non adeguata all’ultima normativa , quella del 2001 in materia di sicurezza. Attualmente è mantenuta e ben custodita dalla Mitag che l’ha presa in gestione e che non paga alcun canone. Villa patronale, Villa Pignicedda è stata venduta a un privato, un imprenditore brindisino che oggi l’ha rimessa in vendita. Una villa cinquecentesca dove l’originale progetto della casa di riposo prevedeva la nascita di un centro per l’ippoterapia. Negli anni l’immobile è stato vandalizzato in ogni modo possibile e il privato che l’ha acquistato non ha più intenzione di recuperarlo tanto da chiedere alla Fondazione di ricomprarselo e da metterlo in vendita sul sito di un’agenzia immobiliare. Del patrimonio della Fondazione Giannelli resta anche la famosa autovettura d’epoca, la Lancia Aurelia, fino a poco tempo fa in esposizione a Palazzo Nervegna, oggi nel deposito della Multiservizi sotto una coltre di polvere. Il valore dell’auto è stato stimato intorno ai centomila euro. La Fondazione Giannelli oggi resta commissariata, la Regione ha nominato quale responsabile l’avvocato Antonio Nozzi.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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